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Avatar di Luciano Balbo

Grazie per l'interessante commento, che viene dalla realtà american vissuta. Infatti gli USA sono il massimo della potenza tecnologica, che da un potere economico e geopolitico unico, ma un paese molto grande con immense diversità di reddito, ma anche con settori assai poco produttivi, con salari bassi, spesso possibili solo grazie agli immigrati irregolari.

Se guardi ( mi permetto il tu) i miei blog precedenti, io non penso che l'Europa abbia alcuna reale possibilità di seguire questa strada e deve cercarne quindi una sua. Proprio su questo tema Paul Krugman ha appena scritto un interessate newsletter: https://paulkrugman.substack.com/p/tech-and-the-wealth-of-nations?utm_source=post-email-title&publication_id=277517&post_id=175331720&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=false&r=18r99l&triedRedirect=true&utm_medium=email

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Avatar di Edmondo Porcu

Interessantissimo blog, complimenti. In questi tre anni in US ho scoperto quanto sia complesso il fenomeno migratorio, e ho qualche perplessità su quanto si possano estrapolare lezioni economiche dagli Stati Uniti "ignorando" questo aspetto.

Il paese presenta un fenomeno migratorio senza eguali per dimensioni, continuità e stratificazione sociale: circa il 16 % della popolazione è nata all’estero e un ulteriore 3–4 % vive senza status legale, proporzioni quattro volte superiori a quelle europee. Oltre la metà dei nuovi ingressi avviene tramite ricongiungimenti familiari, e ogni immigrato iniziale tende, nel tempo, a far arrivare due o tre parenti — un effetto moltiplicatore che ha generato oltre 20 milioni di green card familiari dagli anni ’80 a oggi. Una quota rilevante di questi flussi proviene da Messico (circa 25 % del totale), Filippine, India e America Centrale, spesso da regioni a basso reddito. Così un lavoratore entrato in modo irregolare può, dopo anni di residenza e naturalizzazione, favorire l’arrivo di interi nuclei familiari, ampliando la fascia di popolazione proveniente da condizioni economiche molto deboli. Il risultato è una società economicamente “trimodale”, con un ampio segmento di immigrati a bassa qualifica accanto a una componente altamente specializzata e a un blocco nativo consolidato. A ciò si sommano fortissime differenze territoriali — salari medi a San Francisco fino a quattro volte quelli di molte aree del Midwest — che rendono il modello statunitense difficilmente comparabile con quello europeo, più omogeneo e meno polarizzato.

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